martedì 18 novembre 2014

Charles Cros

Francese, fu un poeta innovativo, uno scrittore umoristico che scrisse apprezzati monologhi satirici e fu anche un geniale inventore, inventò il fonografo, la fotografia a colori e scoprì il principio su cui si basa il funzionamento del telefono.
Ma era principalmente poeta, ammiratore di Baudelaire, la sua poesia è improntata sulla continua ricerca di nuove forme espressive, anche le invenzioni che fece sono nate sulla spinta del suo desiderio di esprimere la poesia in nuovi modi.
Pubblicò con Mallarmé e Verlaine nella rivista Renaissance littéraire et artistique.
La sua passione per la poesia fu tale che arrivò a studiare dei modi per inviare le parole verso altri pianeti con: "Etude sur los moyens de communication avec les planètes".
Guillaume Apollinaire considerava Cros il vero padre del simultaneismo.
Non ebbe il successo che meritava per la sua indipendenza e di conseguenza  le ristrettezze economiche gli impedivano di realizzare le sue invenzioni, come con il fonografo che mentre Cros era bloccato con la realizzazione del prototipo per l’elevato costo necessario venne brevettato da Edison, anche le sue altre invenzioni non gli procurarono i guadagni che meritava.
 Morì a Parigi il 9 agosto 1988 a soli 46 anni tra alcol e miseria, avvilito dalla malattia che aveva colpito la moglie.
Suo figlio Guy-Charles Cros (1879-1956) fu un apprezzato poeta.


MONDANO

Dopo aver vuotato tutte le coppe, tutte!
Alla fine devo rientrare; perché le mie fibre dissolte,
Nei caffè volgari, frequentati dalle puttane,
Hanno freddo nella notte pesante e nei sospettanti mattini.
Camminiamo. Ecco già brulicare la gente dei mercati.
Arrossisco, ortolani, nel vedere i vostri i grembiuli sporchi,
Rinfrescati dall’odore lontano degli aratri.
Lavoratori, ignari dei malsani amori,
Voi ammucchiate cavoli sul marciapiede, senza mai
Voi sospettare dell’orrore che segue il passante pallido.

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traduzione di Andreas Finottis
testo in lingua originale:

NOCEUR

Après avoir vidé toutes les coupes, toutes!
Il faut enfin rentrer; car mes fibres dissoutes,
Dans les cafés criards, hantés par les catins,
Ont froid dans la nuit lourde et les douteux matins.
Marchons. Voici grouiller déjà les gens des halles.
Je rougis, maraîchers, à voir vos blouses sales,
Que rafraîchit l’odeur lointaine des labours.
Travailleurs, ignorants des malsaines amours,
Vous entassez des choux sur le trottoir, sans même
Vous douter de l’horreur qui suit le passant blême